Terapia Strategica


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“…l’approccio strategico nell’ambito della psicoterapia può essere definito come “l’arte di risolvere complicati problemi umani mediante apparentemente semplici soluzioni (G. Nardone)

Cosa succede in famiglia, nel lavoro, nei rapporti con gli altri, quando ci si trova in una situazione difficile? Si cerca aiuto, e l’aiuto deve intervenire nel più breve tempo possibile verso la soluzione del problema.

Tuttavia, quando si parla di disturbi mentali o di disagio psicologico, si è soliti pensare a interventi psicoterapeutici a lungo termine.

La Terapia Breve Strategica è un intervento orientato all’estinzione in tempi rapidi di complicati problemi umani anche in presenza di disturbi radicati da tempo.

E’ un approccio originale alla formazione e alla soluzione dei problemi umani che presenta specifici fondamenti teorici e prassi applicative in costante evoluzione sulla base della ricerca empirica. Si tratta di un intervento terapeutico breve (intendendo per “breve” al di sotto delle 20 sedute) che si occupa, da un lato, di eliminare i sintomi ed i comportamenti disfunzionali, e dall’altro di produrre un cambiamento nelle modalità attraverso le quali una persona costruisce la propria realtà personale e interpersonale. 

Premessa di base è che, nonostante i problemi e le sofferenze umane possano apparire complessi e persistere da anni, non per questo devono richiedere soluzioni altrettanto lunghe e complicate.
L’intervento terapeutico proposto dalla Terapia Breve Strategica non si occupa del “Perchè’” esiste un problema, ma del “Come” esso si sia strutturato e delle modalità con le quali esso si mantenga e possa apparire irrisolvibile. Fin dal primo incontro con il cliente/paziente il Modello adottato è orientato al cambiamento. Si utilizza, infatti, una tecnica evoluta di diagnosi-intervento: il Dialogo Strategico. Tale protocollo per condurre il primo colloquio, realizzato mediante una sequenza di specifiche tecniche, conduce alla scoperta congiunta (paziente/terapeuta) del funzionamento di gran parte dei problemi e alla conseguente facilitazione del cambiamento della percezione stessa del problema. Successivamente, l’adozione di protocolli specifici e manovre terapeutiche, hanno lo scopo di condurre, con un alto tasso di efficacia ed efficienza, allo sblocco ed al superamento successivo del problema. 

Il Modello di Terapia Breve Strategica (fonte) è costituito sulla base di criteri specifici (vedifra cui l’Efficienza, ossia: la capacità di produrre risultati in tempi ragionevolmente brevi. Nel nostro caso una terapia deve dare esiti di miglioramenti sin dalle prime sedute e deve condurre alla soluzione del problema nell’arco di 3-6 mesi. Del resto come la letteratura di ricerca indica, il 50% dei disturbi può essere risolto entro 10 sedute, il 25% dei disturbi può essere condotto ad estinzione con una terapia che non superi la durata di 25 sedute. Soltanto il rimanente 25% dei casi richiede terapie più prolungate nel tempo (M.A. Hubble, B. L. Duncan, S. D. Miller, “The Heart and Soul of Change“, American Psychological Association, Washinton, 1999).

Nel 2000 viene effettuata una ricerca longitudinale su gli esiti delle terapie effettuate nel decennio precedente presso il Centro di terapia strategica di Arezzo, tutte completamente video-registrate e con follow-up eseguiti sino a un anno dalla fine della terapia con risultati che mostrano la netta superiorità della efficacia e della efficienza della Psicoterapia Breve Strategica rispetto agli altri modelli di intervento terapeutico. Negli ultimi anni le ricerche comparate sulla efficacia ed efficienza delle psicoterapie mostrano ancora di più come il modello di Psicoterapia Breve Strategica spicchi su tutte le altre forme di intervento clinico anche nel confronto diretto con la Terapia cognitivo-comportamentale (CBT, considerata il gold standard internazionale). Tale confronto, svolto mediante i criteri basati sulle evidenze (Evidence-based medicine) e trial controllati randomizzati (Randomized Controlled Trials, RCTs), così come attraverso studi longitudinali con osservatori esterni, dimostra la sua maggiore efficacia ed efficienza (Pietrabissa et al., 2016; Gibson, 2015; Nardone, Salvini, 2013; Castelnuovo et al., 2011; Elkaim, 2007) (fonte)

Si rimanda inoltre all’esposizione dei RISULTATI DI EFFICACIA E DI EFFICIENZA DELLA PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA in cui si riferisce, fra l’altro, che dai risultati si evidenzia come gli esiti positivi dell’applicazione del modello si attestano sul 88% dei casi trattati con efficacia ancora più elevata per i disturbi fobici-ossessivi dove raggiunge il 95%.


TERAPIA BREVE STRATEGICA:

Le Origini e i Concetti fondamentali

L’approccio breve strategico alla terapia è evidence based (Szapocznik et al., 2008, Castelnuovo et al., 2010, Gibson et al., 2016, Lock, 2002, 2009, 2010, Nardone, Salvini, 2013, Robin et. al., 1994, 1999) ed è riconosciuto come best practice per alcune importanti psicopatologie: disturbo ossessivo compulsivo, binge eating, anoressia giovanile, attacchi di panico, violenze familiari e comportamenti antisociali. Il modello, formulato da Paul Watzlawick ed evoluto da Giorgio Nardone (Brief Strategic Therapy, Giorgio Nardone Model), oltre ad essere empiricamente e scientificamente validato (Nardone, 2015; Pietrabissa, Gibson et al., 2015; Nardone, Salvini, 2014; Castelnuovo et al., 2011; Watzlawick, 2007) ha ottenuto la registrazione come originale invenzione presso l’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (WIPO) ed è marchio brevettato.
L’epistemologia di riferimento è quella costruttivista-interazionista come espresso nella raccolta di saggi creata da Paul Watzlawick nel 1981, La realtà inventata a cui hanno partecipato i più importanti autori di tale prospettiva: Von Förster, Ernst Von Glasersfeld, Jhon Elster ecc.

Il costrutto operativo centrale è quello di “Tentata Soluzione che alimenta il problema” formulato dal gruppo di ricercatori del MRI (Mental Research Institute) di Palo Alto, evolutosi in seguito in quello di sistema percettivo-reattivo e che identifica tutto ciò che è messo in atto dalla persona e/o dal sistema intorno alla persona per gestire una difficoltà e che, reiterato nel tempo, mantiene e alimenta la difficoltà conducendo alla strutturazione di un vero e proprio disturbo.

Posizione teorica questa che prende le distanze da qualunque forma di determinismo e riduzionismo, così come si emancipa da qualunque teoria forte che abbia costrutti auto-immunizzanti (Popper 1972) e che si basa invece sul paradigma interazionale-strategico della Scuola di Palo Alto. Questo conduce ad optare per un “pragmatismo operativo” (Salvini, Nardone) ove l’efficacia rappresenta l’unica forma di verità. La teoria stessa viene confermata o no dall’applicazione dei suoi costrutti operativi. Anche la metodologia della ricerca sarà pertanto di tipo empirico, sul campo e non basata sui metodi e criteri  da asettico laboratorio, ovvero il metodo Lewiniano della ricerca-intervento evoluta ed adattata al campo clinico.

L’altro aspetto fondamentale, è il ricorso a modelli di Logica matematica e dei predicati linguistici che superano la logica razionale classica, la quale ben poco calza ai fenomeni della interazione tra la mente e la mente , le dinamiche paradossali,  contraddittorie e le apparentemente assurde credenze, che sostengono le percezioni e reazioni psicopatologiche. (tratto da: Il Modello Clinico)

Avvalendosi di una rigorosa metodologia di ricerca empirico-sperimentale, l’approccio strategico alla psicoterapia rappresenta una prospettiva rivoluzionaria rispetto alle forme convenzionali d’intervento psicoterapeutico, alla base della quale c’è una teoria complessa ed avanzata.

Dal 1990  si ha la moderna evoluzione della Psicoterapia Breve Strategica che da oltre venti anni dimostra la sua fecondità ed efficacia nell’applicazione a molti contesti ed in diverse culture. Dal primo libro “manifesto” -“L’Arte del Cambiamento” (1990), si presentano per la prima volta “protocolli specifici” di trattamento per particolari disturbi.

Negli anni successivi,  sempre sulla base di ricerche applicate a un vasto numero di soggetti e situazioni, sono stati realizzati un vasto numero di protocolli specifici di trattamento, ideando così gli strumenti per operare sulla “realtà” che ognuno si costruisce, trasformandone percezioni, reazioni e consapevolezza.

La laboriosa ricerca-intervento ha condotto, infine anche a nuove assunzioni rispetto sia alla struttura dei procedimenti di Problem Solving che alle caratteristiche della comunicazione terapeutica, nel loro svolgersi fase per fase, dalle prime battute alla conclusione della terapia.
La prima caratteristica della terapia strategica è che, in linea con la Logica Strategica (branca specialistica della Logica matematica) l’intervento terapeutico viene a costituirsi non sulla teoria assunta a monte dal terapeuta, ma sulla base dell’obbiettivo da raggiungere e delle caratteristiche del problema da risolvere. Pertanto l’assunzione di partenza è la rinuncia a qualsiasi teoria normativo -prescrittiva.
Si ritiene, infatti, che qualunque teoria – assunta a priori – funzioni comunque come giudizio “implicito” o pregiudizio forviante per la messa a punto di efficaci soluzioni. Al contrario, il calzare l’intervento alle prerogative del problema e all’obbiettivo da raggiungere, induce a costruire una strategia ben focalizzata che poi dovrà “autocorregersi” nella sua interazione con il problema .

 

Il rigore da solo è la morte per asfissia, ma la sola creatività è follia“.
( G. Bateson)