Miti del Panico … Per stare meglio devo capire perché sto male


… mito da sfatare …

Per stare meglio devo capire perché sto male

Pensieri, pensieri, pensieri => Panico!

Francesca è una ragazza di 19 anni che frequenta l’ultimo anno di Liceo Scientifico. Ha un aspetto gradevole, una folta chioma di riccioli biondi in un’acconciatura curata, ordinata nel suo abbigliamento casual e con un incantevole portamento.

Sta seduta composta e inizia a raccontarsi. Con un viso sereno narra che vive in famiglia con padre e madre con cui va d’accordo, qualche tira e molla per gli orari di rientro alla sera allorquando esce con le amiche, ma niente di cui preoccuparsi o che lasci rancori.

A scuola va bene con ottimi voti in tutte le materie e la predilezione per filosofia dove eccelle. Le piace studiare. I rapporti con i docenti e i compagni sono buoni, predilige la compagnia di alcune amiche, ma senza escludere a priori nessun altro compagno o compagna.

Il suo hobby preferito è la lettura, con l’interesse per i viaggi introspettivi nell’uomo e “sul significato profondo” delle cose. Ma precisa che non sta rinchiusa in casa tutto il giorno!

Dopo questa introduzione da quadretto perfetto, chiedo cosa l’abbia portata da me e a questo punto la sua espressione cambia repentinamente; il suo volto si segna di contrazioni, si irrigidisce sulla poltrona e le mani iniziano a toccarsi sfregandosi e stropicciando le dita. Abbassa lo sguardo e con un filo di voce “rivela” che soffre di attacchi di panico. Un anno prima aveva avuto un episodio di “mancanza del respiro” e sensazione di derealizzazione che spiegò illustrando la «… sensazione di non sentirsi nel posto in cui si trovava sebbene sapesse di essere lì! Sapeva che stava pensando, ma i suoi pensieri gli sembravano pilotati verso luoghi che le facevano paura». Spiegava con enfasi che, in quell’attacco di panico, la sua mente vagava alla ricerca delle risposte più pertinenti a domande sul significato della propria esistenza, sulla possibilità di vita oltre la terra, sulla veridicità delle proprie sensazioni di quegli istanti, sulla propria vera natura … conducendola a sensazioni sempre più insopportabili che sfociavano in paura di poter impazzire e senso di soffocamento. Da quel primo episodio è iniziata la tragedia di trovarsi nella condizione della paura di poter rivivere quell’attacco, iniziò a pensarci sempre più frequentemente, anche per l’intera giornata, senza darsi una valida e definitiva ragione di tale tortura provata. Gli attacchi di panico iniziarono a susseguirsi ad un ritmo casuale, senza possibilità di prevedere quando sarebbero comparsi.

Dopo circa sei mesi di un simile calvario, spossata dalla continua ricerca di spiegazioni e dagli attacchi che la sfinivano lasciandola frustrata; dopo essersi confidata con la madre e cercato assieme qualche rimedio esplicativo nella storia educativa, fra le relazioni amicali e nel rapporto coi genitori, Francesca mi confidava che finì per tentare la strada della floriterapia. Ma dopo altri sei mesi di perfetta aderenza ai consigli ricevuti in seno all’intervento floriterapico e in assenza di miglioramenti degli attacchi di panico, la ragazza riprese con maggior scrupolosità l’indagine all’interno di se stessa per trovare la risposta definitiva al suo malessere…

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